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Lo studio della lingua italiana ha a lungo privilegiato la dimensione letteraria. Eppure la riflessione sui linguaggi specialistici e settoriali tocca questioni fondamentali per la società, quali l'accesso di tutti alle diverse forme del sapere, il predominio dell'inglese nell'era della globalizzazione e, in taluni settori, il pericolo per la sopravvivenza stessa dell'italiano come lingua di cultura. Anche in prospettiva diacronica lo studio di tali linguaggi offre risposte inedite, ad esempio sulla questione del ruolo unificatore e nella diffusione dell'italofonia svolto da linguaggi quali quello aziendale-industriale, tecnico-scientifico o burocratico-amministrativo. A distanza di quasi mezzo secolo dalla pietra miliare del libro curato da Gian Luigi Beccarla («I linguaggi settoriali in Italia», 1973), questo volume si propone come una nuova messa a fuoco di questioni sorte negli ultimi decenni: la disseminazione delle diverse forme del sapere, il colmarsi del divario tra cultura umanistica e scientifica, i mutamenti nelle lingue del diritto, della medicina, dell'economia ecc., il nuovo prestigio assunto dai linguaggi specialistici come modello di comunicazione formale, il confronto con le altre lingue europee. Premessa di Gian Luigi Beccaria.